A nessuno sfugge che il bilancio preventivo e il Piano degli investimenti pluriennale  così come le delibere che andremo ad approvare e la relazione del consiglio dei revisori, siano documenti nei quali gli indicatori numerici e di valore contabile siano molto importanti. Ma lo sono anche gli aspetti immateriali e non solo quelli economici.

Su questi ultimi porto il mio contributo ricordando, lo faccio solo di sfuggita e le ragioni ci sarebbero tutte, che anche questo bilancio preventivo si muove in un orizzonte normativo che è completamente agli antipodi  di quel federalismo fiscale che avremmo voluto e del quale abbiamo tanto invocato il varo. Altro che federalismo, qui tra Imu, Tares, Fondi di riequilibrio e ordini calati dall’alto che costringono i nostri enti ad approvare a fine giugno i bilanci preventivi, c’è in atto una piena restaurazione centralistica, altro che pari dignità tra il centro e la periferia istituzionale che pure sta scritta nella Costituzione.

Speriamo che la Regione Emilia Romagna che sta preparando un articolata riorganizzazione istituzionale alla quale anche noi partecipiamo con la nostra Unione Terre D’argine, da articolare sui concetti di costi standard e area territoriale vasta e sulla scommessa di trovare nuove forme di rappresentanza e funzionamento dei territori per l’erogazione dei servizi fondamentali, riesca a trovare correttivi a tutto questo. E mi auguro che si riesca a salvaguardare il mantenimento della nostra rete di relazioni e coesione sociale, messa a dura prova dalla crisi economica e sociale che stiamo vivendo da alcuni anni a questa parte e alla quale dobbiamo, per ora la nostra capacità di generare anticorpi per le varie forme che la crisi sta assumendo.

Più che una disamina dei vari settori, per la trasversalità a tutti i singoli settori amministrativi,  vorrei sottolineare le parti della relazione del Sindaco che più di altre hanno mostrato di comprendere l’importanza degli indicatori immateriali per la vita dei cittadini del nostro comune e della necessità di tenerli in adeguata considerazione come dati strategici accanto ai valori numerici.

Non stiamo parlando di filosofia o di altre alchimie intellettuali per addetti ai lavori, ma di problemi concreti. Li richiamo dalla relazione del Sindaco per far capire a cosa mi riferisco:

  • se parliamo di post- terremoto, e in questi giorni ne abbiamo avuta ulteriore conferma, oltre agli edifici va tenuto in considerazione la necessità di avere cura per “…la ricostruzione psicologica delle persone” e questo approccio è fondamentale e trasversale a tutte le altre decisioni che prenderemo, per quanto ci riguarda, nel post sisma. Non sto parlando di un approccio psicologico consolatorio ma di un dato strutturale concreto del quale tener conto nella costruzione delle politiche che attiveremo a Carpi nei prossimi anni
  • sottoscrivo a piene mani le affermazioni del sindaco che ricorda a pagina 3 che dobbiamo creare con tutte le forze le condizioni affinché i cittadini “arrivino a riappropriarsi dei propri luoghi identitari  e tornare ad avere fiducia. Sì fiducia e speranza, un bene  immateriale ma prezioso come non mai, che non puoi mettere in bilancio o nel piano investimenti  e dargli un valore numerico. Ma che se la tua gente non ce l’ha, è un grosso guaio. Bene ha fatto il Sindaco a ricordarcelo.
  • Difesa del capitale umano e del saper fare della nostra gente, nell’impresa, nei servizi pubblici, nel volontariato o nelle relazioni sociali. Per me significa che non possiamo accettare politiche, proposte, riorganizzazioni, che comportino più svantaggi che vantaggi per la nostra città e i nostri cittadini. Nelle scorse settimane ci chiedevamo in questo consiglio se fosse bene o male una certa dose di campanilismo. A me pare che la cultura del campanile è una cosa buona se promuove i punti di forza di un territorio e se attenua i suoi punti di debolezza, senza chiudersi in un vuoto egoismo o rivendicazionismo localistico. Qui sta l’efficacia delle politiche locali. Ed è un equilibrio che cercano e mettono in pratica tutte le città.
  • Ad esempio nella sanità, accetto e comprendo quel che dice il Sindaco quando scrive “più territorio e meno ospedale rispettando però i contenuti del Pal in vigore”, quindi, con il riconoscimento non solo formale ma sostanziale dell’importanza del nostro nosocomio negli equilibri di politiche sanitarie territoriali. Sono contento quando si inaugurano le nuove sale operatorie o si avviano i lavori di ampliamento del pronto soccorso del “Ramazzini”,  ma chiedo al mio Comune che sia capace di farsi ascoltare, con autorevolezza, fermezza e senza urlare, come ha fatto, misurando i risultati, ad esempio per richiedere i dieci posti di residenza psichiatrica per ora trasferiti a Modena o che il nostro ente sia a fianco della Fondazione della Cassa di Risparmio quando si chiede se quella attuale sia l’organizzazione ottimale del nuovo centro di radioterapia che dovrebbe costituire ancor di più un fiore all’occhiello del nostro polo sanitario di area vasta. Non ci siano decisioni che prescindano o diano l’impressione di essere al di sopra della volontà delle comunità locali. Fiducia, senso di identità e buone politiche territoriali passano da parole d’ordine come queste. Di qualsiasi argomento amministrativo si tratti, a partire dalla sanità, come in questo consiglio tutti abbiamo ribadito più volte. 

Un altro esempio di che cosa significhi per me difesa e promozione del capitale umano e delle competenze, riguarda ad esempio intervenire o accendere grossi riflettori o attivare capacità di ascolto su fenomeni in apparenza minori o sottotraccia relativi al mondo della scuola e della formazione, alla sua capacità di fare sistema, nel rispetto della distinzione dei ruoli con il mondo dell’impresa reale.

Mi preoccupa non poco ad esempio che  in un istituto tecnico industriale come il nostro “Da Vinci” si rischi di passare sottosilenzio da due a un corso soltanto di meccanica perché, pare dica il Provveditorato, non si raggiunge il numero di iscritti in base ai quali far scattare il  secondo corso; mi preoccupa che Carpi non abbia un istituto secondario superiore per formare educatori per l’infanzia, assistenti agli anziani o alla disabilità mentre le tendenze demografiche ci dicono che avremo sempre più anziani o diversamente abili di cui occuparci al meglio ed è giusto essere preoccupati per tempo se i ragazzi e le ragazze bravissimi degli istituti professionali come il “Vallari” o a indirizzo tecnico commerciale come il “Meucci” in prospettiva faranno, anche se non me auguro, forse più fatica, come non era fino a pochi anni fa, a trovare posti di lavoro nel nostro distretto, alle prese con una forte ristrutturazione e calo delle imprese.

Vedo anche dalla stampa, che c’è anche chi propone di fare a Carpi un liceo delle scienze motorie. Può essere una buona idea. Certo meglio azioni coordinate e politiche consapevoli di offerta formativa per i nostri giovani e le imprese, più che iniziative autonome. Il capitale umano del quale ci ha parlato il Sindaco nella sua relazione passa certamente da qui. Ed è anche, certo non solo, su aspetti come questi, senza dimenticare che sta prendendo il via il nuovo assetto della formazione professionale dopo il conferimento di Carpiformazione nel centro unico provinciale e alla vigilia dei nuovi istituti comprensivi, che si misureranno le nostre politiche di promozione, manutenzione e cura della grande quantità e qualità  del capitale umano di cui disponiamo ma che richiede cura e manutenzione per non indebolirsi o depauperarsi o migrare altrove, in città o distretti vicini, con i quali vogliamo collaborare ma con i quali dobbiamo anche competere. Inutile girarci attorno.

Mi avvio alle conclusioni con alcune sottolineature.

IL TERREMOTO. Non appartengo a quelli che, come amministratori, si sentono psicologicamente oltre il sisma del maggio 2012.  E’ certo che tante cose buone sono state fatte, che lo spirito pragmatico e di comunità per  trovare soluzioni ai problemi, anche con maggioranze politiche più ampie, ha prodotto buoni risultati. Come un anno fa continuo però a pensare, e dobbiamo dire la verità ai nostri cittadini, che l’orizzonte entro il quale ci muoviamo per la ricostruzione, è pluriennale e non, lo ripeto di breve periodo. Abbiamo corso un grande pericolo. E io da cittadino, perché queste cose sono state pensate ben prima che io diventassi consigliere, voglio ringraziare il Sindaco Enrico Campedelli e i suoi assessori e collaboratori che hanno lavorato per i progetti e le opere, portandole a compimento, dei lavori di consolidamento e recupero del centro storico. Se abbiamo ancora, pur se acciaccato le parti fondamentali del nostro centro storico, della nostra identità, credo che la cittadinanza lo debba a Lei, signor sindaco e ai suoi collaboratori perché non avete soltanto portato avanti i progetti, ma li avete realizzati. E di quanto ce ne fosse bisogno lo abbiamo visto un anno fa. E la incoraggio, Signor Sindaco ed estendo l’incoraggiamento all’’assessore Morelli e alla giunta, spero sia percepito che si tratta di un ringraziamento non di schieramento politico ma semplicemente sentito, per la lungimiranza che oggi ci permette, certo anche con le decisioni assunte dall’intero Consiglio nelle legislature passate, di poter contare sul nostro patrimonio storico e architettonico.

IMU. Lo so Signor Sindaco che lei la bacchetta magica non ce l’ha, che non sono tempi di federalismo  ma di centralismo fiscale. Leggi e aliquote vanno adottate e in tempi eccezionali si possono pagare, come proprietari di case, anche più tasse. Ad esempio, si dà atto alla Giunta di avere cercato di avvicinare lo spread  normativo locale per non considerare pura rendita il passaggio di abitazioni tra famigliari stretti o di aver provato ad abbassare l’aliquota sui fabbricati agricoli che poi la normativa nazionale ha riportato d’imperio ad un livello superiore. Non ho motivo di pensare che l’amministrazione o gli uffici provino un particolare piacere ad infierire sui nostri cittadini contribuenti. Quindi, i sacrifici li faremo, con senso di responsabilità e piena lealtà nei confronti della comunità della quale facciamo parte. Chiedo sin da ora, per il futuro, visto che tra pochi mesi sperando di tornare alla normalità, si discuterà a fine o inizio anno del bilancio 2014, si cerchi, per rafforzare il senso di equa ripartizione dei sacrifici, di armonizzare il più possibile, a puntello della nostra e altrui coesione sociale, di coordinare con i comuni vicini con i quali ci confrontiamo, i livelli di imposizione fiscale almeno sull’IMU, per non alimentare sentimenti, facili ironie o confronti sgradevoli. E’ questo sì che sarebbe “campanilismo” cattivo non all’altezza dei tempi e delle sfide che le nostre comunità stanno affrontando. Il mio voto, con questi suggerimenti e raccomandazioni,  sarà convintamene favorevole.

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