A cura di Luciana Nora

Sagra dell'Assunta

processione dell'Assunta inzio '900

processione dell'Assunta anni venti

processione dell'Assunta anni '50

processione dell'Assunta fine '900

Nell'enorme distesa padana terra e acqua, considerate entrambe femminili nella simbologia classica, erano in stretto connubio; così generosa , docile da lavorare e difficile da difendere una, così utile e al tempo stesso pericolosa l'altra quando invadeva le terre, devastando le colture. Questi luoghi non possono che avere assistito al culto e ai rituali verso la Gran madre o Madri precristiane ad opera di quelle popolazioni che su di essa si sono avvicendate per millenni.
Associabili alla vita e alla morte terreni e ultraterreni, di cui la figura femminile sembrava possedere il segreto passaggio come madre degli uomini o come madre di Cristo, portatore di redenzione , fertilità e distruzione dovevano essere l'imponderabile, costante assillo delle comunità che incessantemente affrontavano i pochi contrastabili eventi naturali, rispetto ai quali, con devozione religiosa, opponevano rituali, i più disparati, alle dee madri quali espressione dei loro sentimenti: apprensione/fiducia, dolore/gioia, individuali e collettivi.
Questa potrebbe essere una chiave di lettura interpretativa del fatto che il culto alla Madonna, sostitutivo dei precedenti, abbia avuto e continui ad avere, tata e particolare èpresa sulle popolazioni della nostra pianura, ancora quando il culto verso la Madre di Cristo era oggetto di fervido dibattito da parte dei padri della Chiesa Cristiana.
Vestita di tutti i simboli appartenuti alle grandi madri precristiane: la corona di stelle e la luna ai piedi come Afrodite; il giglio, il velo e l'agnello come Giunone, la colomba come Venere; bella qual sole/ chiara più della luna/ e le stelle più belle non son belle al par di Lei, l'immagine di Maria si moltiplica all'infinito in versioni e peculiarità diverse a seconda dei disparati bisogni di chi la invoca e, tutto ciò, senza apparente contraddizione, è arrivato sino a noi.
La più antica venerata in Carpi è la Vergine Maria a cui Astolfo, re dei Longobardi, volle erigere la chiesa della Sagra, di cui oggi rimane soltanto la pur preziosa parte absidale. Alla protezione di questa Madonna si affidavano i Carpigiani, così come documentato nel 1° articolo degli statuti di Carpi, datati al 1353, dove essa veniva riconosciuta patrona delle nostre terre. Venerata sotto il titolo di Assunta in ragione del fatto che il papa Lucio III° nel consacrarla concesse speciali privilegi a quanti l'avessero visitata nel giorno della consacrazione dell'Assunta e sua ottava. Sotto il patrocinio dell'Assunta, nel 1492, venne posto l'istuituendo Monte di Pietà e la sua Compagnia, per l'appunto denominata del Monte.
Quindi ogni frazione, ogni Parrocchia aveva e continua ad avere la propria Madonna con poteri protettivi o taumaturgici diversi e ognuna, fin dal XVI° secolo, esprimeva la propria Confraternita del Rosario: Quartirolo con la Madonna della Neve.
Sopra tutte però stava l'Assunta e, ricalcando il rapporto di sottomissione/dipendenza della campagna alla città, in svariati casi, era posta all'adorazione degli abitanti la periferia anche la Madonna del centro, quasi una sorta di riconoscimento e tributo ossequioso al potere centrale.
è il caso di Carpi ove, a tutt'oggi, il 15 agosto, seppure in tono minore rispetto al passato, dato che il periodo è venuto a coincidere con l'esodo in massa per le vacanze estive, si celebra la Madonna dell'Assunta. Si tratta infatti di una Sagra antica, promotore della quale fu Alberto Pio III° principe di Carpi, nonché strenuo difensore del culto alla Madre di Dio, proprio nel difficile momento della Riforma protestante, allorquando la disputa comprendeva anche l'Assunzione in cielo della Madonna.
Se il giorno dell'Assunzione fu sempre oggetto di festeggiamenti, nel 1516, per volere scritto di Alberto Pio III°, la celebrazione si fece grandiosa e ad essa, oltre alle 13 ville rurali, dovevano aderire tutti i sudditi del principato e diocesi carpigiana, compresi quanti erano banditi che, se non per il reato di fellonia, si vedevano concesso un salvacondotto nei giorni del 14 e 15 di agosto. Cosicché, a Carpi, affluivano gli abitanti di Novi, Formigine, San Felice in pianura, Guiglia, Pieve di Trebbio, Marano, Festà, Brandola, Rocca, Samone e Rocchetta. Quella prima grandiosa riedizione di Sagra dedicata all'Assunta aveva come scopo primario la raccolta dei fondi che servirono a costruire il nuovo tempio del Duomo la cui prima pietra venne, per l'appunto dedicata all'Assunzione di Maria in cielo e in quell'occasione, prima della processione si provvide in forma solenne alla raccolta delle offerte. Attraverso la cronaca manoscritta del Pozzuoli, ripresa da Don Bellini e pubblicata in L'avvenire d'Italia del 4 settembre 1960, si può ridescrivere perfettamente il percorso processionale: partendo dal duomo, la processione si incamminava per Borgonuovo (Corso Fanti) sino al Monastero di santa Chiara, perché quelle monache di clausura potessero vedere la Madonna, il ché non è senza lacrime di quelle venerande Madri, alle quali un hora gli paiono mille anni di giungere a sì felice giorno per poter il quel poco spazio di tempo goder di vista l'immagine della gloriosa Madre di Dio e massime quella bellissima statua alla quale avevano tanta divozione quando erano nel secolo. Proseguiva per San Giovanni (via Andrea Costa), per le Due Scale (Via Ciro Menotti), San Sebastiano (via Trento Trieste), perché fosse pure veduta da quelle Monache Servite di clausura che avevano il monastero accanto alla chiesa di San Sebastiano (Banco di san Geminiano e adiacenze), percorreva la Vaccheria (Via san Bernardino da Siena) e per via maestra (Corso Alberto Pio) fino al Duomo, il sacro corteo proseguiva sotto i portici.
La celebrazione dell'Assunta con solenne processione venne sospesa in occasione della guerra del 1521, poi per la pestilenza del 1527 e la lunga carestia che imperversò fino al 1590. Nel 1796, assieme a tutte le altre funzioni religiose, veniva soppressa anche la processione dell'Assunta e la tradizione riprendeva con il rientro del duca di Modena dopo la caduta di Napoleone. Venne quindi ancora sospesa dal 1867 fino al 1889 e, da allora si è ripetuta regolarmente ogni anno.
Gli anziani se la ricordano come la sagra che in assoluto offriva lo spettacolo processionale più straordinario a cui partecipavano tutte le frazioni del carpigiano con le rispettive bande. Partendo dal Duomo, i partecipanti sfilavano lungo le contrade coreograficamente addobbate, formando un corteo talmente lungo che chi stava in testa, al suo rientro in Duomo, poteva vederne la coda.
E come tutte le Sagre che, oltre a dimensioni spirituali, racchiudono in sé caratteri temporali, proprio per la grande opportunità d'incontro che offrono, per l'Assunta si teneva un mercato straordinariamente grandioso. Il carpigiano Umberto Becchi riportava il seguente ricordo: "Era il giorno in cui Carpi faceva degli affari. Nel centro della piazza allora non c'erano mica le automobili, c'erano i baracconi, ma specialmente si vendevano dolci, caramelle, brasadèli (ciambelle rotonde forate al centro, tipiche del luogo) e torroni; c'era chi catava, chi suonava, gli ambulanti, i funamboli, i cantastorie, c'erano le zingare che leggevano la mano, chi faceva i giochi d'azzardo con le tre carte..." E tutto sotto l'occhio benevolo e sorridente dell'Assunta, di questa Gran Madre tanto comprensiva per le debolezze umane.

 

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