Consigliere e consiglieri, cittadine e cittadini, nel corso del Consiglio comunale di questa sera andiamo ad approvare il documento di programmazione economica e finanziaria del Comune per il 2014. Come lo scorso anno arriviamo a questa scadenza in evidente ritardo, dovuto ad un complessivo e complesso mutamento messo in atto dal Governo che ha riguardato il quadro di riferimento della finanza locale: incertezze finanziarie e fiscali a cui si somma sovente il ritardo nell'emanazione dei provvedimenti rivolti agli enti locali. Incertezza dovuta alla situazione generale di crisi ed alle criticità in cui versa già da tempo la finanza pubblica oltre al cambio repentino dell'esecutivo.
L'Italia ha bisogno di scelte forti, di riforme che possano ricollocare il nostro Paese su un binario di crescita al pari di altri paesi europei, scelte che possano dare speranza di futuro alla nostra comunità nazionale e di conseguenza anche ai nostri territori. Servono interventi significativi sul lavoro e l'impresa, sulla ricerca e la formazione, investimenti importanti sulle infrastrutture per poter consolidare le imprese presenti sul territorio ed attirare investitori esteri, oggi scoraggiati dalla troppa burocrazia, carenza di infrastrutture adeguate ai tempi e lungaggini sul fronte della certezza del diritto. Infatti siamo agli ultimi posti per investimenti esteri tra i paesi dell'Unione Europea. Il flusso di capitali internazionali investiti nel 2012 nel Paese è stato di circa 7 mld di euro, rispetto agli oltre 30 del 2007. Nel periodo 2005/2011 gli investimenti in entrata sono stati in media il 4,8% del Pil nel Regno Unito, il 2,4% in Francia, l'1,3% in Germania, il 3 % in Spagna e inferiori all'1% in Italia. Già da troppo tempo ad esempio parliamo di riforme dell'assetto istituzionale del paese e gli unici provvedimenti che oggi sono venuti avanti riguardano la trasformazione delle Province in enti di secondo livello e del Senato in Camera delle autonomie. Provvedimenti importanti ma ancora alquanto confusi e non ancora ultimati per quanto riguarda i risparmi di spesa, le funzioni conferite e la governance. Spero che al più presto si riesca a fare chiarezza e avere certezza nel merito.
Le linee guida di queste riforme seguono gli indirizzi nazionali dettati dagli amministratori locali: infatti già dal 2004 le associazioni nazionali degli enti locali presentavano proposte di riforma degli assetti istituzionali che si ponevano l'obiettivo del superamento del bicameralismo perfetto con il Senato trasformato in assemblea delle regioni e degli enti locali, la riduzione del numero delle Regioni, delle Province sostenendo con forza politiche di riduzione del numero dei Comuni basate sul rafforzamento delle funzioni associate da attuare attraverso le Unioni di Comuni e in extrema ratio le fusioni tra comuni. Cosi come del federalismo, parola scomparsa oggi dall'agenda politica. Federalismo di cui si è tanto parlato negli anni scorsi, non basato sull'assioma tanto caro a qualche partito dell'opposizione "ognun per se Dio per tutti" ma un federalismo solidale basato sui servizi minimi garantiti in ogni regione e per il resto sull'autonomia e la responsabilità diretta di ogni amministratore nei confronti della comunità amministrata. Bisogna far sì che i Comuni abbiano strumenti e leve tributarie che non siano semplicemente aggiuntivi alla fiscalità esistente ma che vi si innestino in un quadro armonico e soprattutto equo, che agevolino gli investimenti sui territori in grado di favorire la crescita e lo sviluppo adeguati alle esigenze della comunità consentendo cosi ai Comuni virtuosi di emergere.
Nella situazione attuale, dove gli enti locali vengono intesi esclusivamente come fonte di spesa e non come opportunità, gli enti virtuosi invece sono quelli maggiormente penalizzati. La finanza territoriale, quindi, non può essere un insieme disordinato di norme che contribuiscono ad alimentare la confusione totale tra modifiche promesse, apparenti, incoerenti, disordinate e oppressive. Tra Ici, Imu, Tares, Tari, Tasi, Trise e Iuc il dedalo di acronimi si infittisce e rende non solo difficile ma spesso impossibile per gli stessi uffici preposti districarsi in una jungla normativa che imporrebbe non solo di aumentare in tempi rapidissimi le dotazioni organiche dei nostri uffici tributi ma anche di prevedere una massiccia azione formativa. Azione formativa pesantemente condizionata dai vincoli del Dl 78 che taglia la formazione negli enti locali del 50% rispetto alla spesa del 2009. La formazione è un attività fondamentale per avere personale qualificato ed efficiente in grado di supportare il cittadino in materia tributaria, per perseguire obiettivi di equità fiscale facendo emergere l'evasione, ampliare la base imponibile e a quel punto rendere possibile e sostenibile ritoccare anche al ribasso le aliquote; visto che sappiamo bene che se in Italia tutti pagassero le tasse ne pagheremmo tutti di meno. Parlare quindi di aggiornamento e formazione continua quando si opera all'interno di un quadro normativo che impone vincoli enormi in termini di assunzioni e di riqualificazione del personale risulta alquanto improbo, senza contare il peso sempre crescente di adempimenti, certificazioni, obblighi normativi a volte estremamente condivisibili ed apprezzabili (Trasparenza, Anticorruzione) ma che continuano a sommarsi agli adempimenti consolidati sotto il nome della cosiddetta "ordinaria amministrazione".
Sulle nuove imposizioni fiscali pseudo-locali, siamo tutti convinti che la Tasi sia la brutta copia dell'Imu, brutta copia che contiene alti tassi di iniquità; la formulazione della Tasi è infatti inversamente proporzionale se raffrontata all'Imu: all'aumentare della rendita catastale diminuisce l'ammontare dell'imposta. In sintesi le rendite catastali più basse dovrebbero pagare più di quanto veniva pagato con la precedente Imu, fatto che ha costretto il Governo a consentire un aumento di uno 0,8 per mille su tutta l'imposizione da impiegare nelle detrazioni per le fasce più basse consentendo cosi ai Comuni di limitarne le storture e consentire a tutte le fasce previste di pagare di meno rispetto alla precedente Imu. Tanto lavoro per nulla quando invece per ridurre il peso dell'Imu sulle famiglie sarebbe bastato aumentare le detrazioni. E ancora la Tari, prima Tia poi Tares altro non è che il pagamento di un servizio a cui da sempre i cittadini hanno fatto fronte per la raccolta e smaltimento dei rifiuti e che nel 2013 con l'introduzione dell'ulteriore balzello dei 30 centesimi al mq in più ha indotto i contribuenti a pensare di non aver pagato la raccolta e smaltimento rifiuti, bensì un ulteriore ed incomprensibile tassa. E che dire della modalità di riscossione concentrata su uno strumento quale l'F24 che toglie il rapporto diretto tra cittadino e Comune, annulla anni di consolidati addebiti diretti in conto, i cosiddetti RID, che costituiscono una garanzia per i cittadini e per le casse dei Comuni. Con l'F24 infatti il rapporto con il cittadino è mediato e lo Stato incassa e riversa somme all'ente locale come se non si fidasse assolutamente della capacità di questo di gestire, governare e utilizzare le proprie risorse. I Comuni oggi hanno bisogno di fonti di entrata che abbiano un minimale orizzonte temporale di stabilità e certezza, hanno bisogno di autonomia debbono sapere su quale risorse contare per programmare e governare: altrimenti si vive alla giornata ed oggi, a tutti gli effetti l'unico tributo locale che mantiene questo assetto risulta essere l'addizionale comunale sull'Irpef … Persiste, nonostante l'esperienza, l'incredulità rispetto all'emanazione di provvedimenti statali dei quali i Comuni sono i destinatari e che sovente sembra siano costruiti senza avere consapevolezza delle peculiarità degli enti locali stessi, del quadro normativo all'interno del quale operano. E allora sorge il dubbio che queste evidenti incongruenze nascano da una mancata maturazione degli interlocutori ministeriali che non si sono adeguati alle esigenze di autonomia degli enti locali arrivando così alla stortura delle storture, quella cioè di focalizzare il problema della fiscalità generale nazionale facendolo coincidere con la fiscalità locale. Dai provvedimenti nazionali in essere emerge in modo chiaro che il tema della finanza pubblica e soprattutto del suo risanamento sia stato perseguito e continua ad esserlo sulla pelle degli enti locali. Dal 2007 ad oggi il comparto enti locali ha lasciato quasi 9 miliardi di Patto di stabilità e quasi 8 miliardi di tagli tra Dl 78, spending review e altri più o meno occulti: siamo a quota 16 miliardi in 8 anni! Mentre i Comuni sono in avanzo vero di 1,6 miliardi di euro, lo Stato rimane in disavanzo di 52 mila miliardi. Lo stesso Fondo di Solidarietà comunale è alimentato per la sua quasi totalità da risorse degli stessi enti locali. Piccolo inciso la spending review, che vale 30 milioni di euro per i comuni terremotati del 2012. Gli enti locali hanno nel corso degli ultimi anni diminuito il livello degli investimenti fatti, a causa di una diminuzione costante di risorse e anche a causa di un Patto di stabilità che pur essendo praticamente cambiato ogni anno dalla sua nascita non ha voluto tener conto di questa masochistica stortura. Gli investimenti territoriali sono calati su base nazionale negli ultimi 7 anni di quasi il 30%.
Positivo il provvedimento per sbloccare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, utile a dare fiato alle imprese che lavorano negli appalti pubblici, ininfluente però per quanto riguarda il nostro Comune perché i nostri pagamenti ai fornitori hanno tempi molto ridotti che sono inferiori ai settanta giorni. Investimenti che potevano e dovevano esercitare il ruolo di volano dell'economia e del lavoro così come dovrebbero esserlo nel presente e in prospettiva. E' assolutamente necessario poter invece programmare le spese di investimento altrimenti il circolo vizioso si fa ancor più diabolico e al danno si aggiunge la beffa nel momento in cui il ministero non riconosce agli enti stessi il bisogno di risorse, adducendo come motivazione proprio l'avanzo. Negli ultimi anni le autonomie sono passate dalla gestione complessa dei derivati (famigerati strumenti finanziari che in qualche caso hanno comportato danni enormi agli stessi enti locali, anche se in qualche altro una gestione più consapevole gestione ha portato dati positivi) alla reintroduzione della Tesoreria unica. La Tesoreria unica è un altro "scippo" che non consente un minimo di gestione autonoma agli enti, che si trovano a dover gestire seppur temporaneamente situazioni di liquidità che ora, fatte poche eccezioni, non possono più considerare fondi propri a pieno titolo.
Credo sia opportuno e non più rinviabile il recupero di valori quali solidarietà, responsabilità e autonomia tra i vari enti dello Stato sia a livello verticale che orizzontale. Fabbisogni e costi standard devono essere fissati con reale partecipazione delle associazioni rappresentative degli enti locali per una loro implementazione che sia attuabile senza creare grossi choc agli enti ma prevedendone una applicazione concertata, soprattutto graduale, che tenga conto del livello dei servizi erogati sul territorio e non tramite complesse formule matematiche legate esclusivamente alla spesa. Si rischia così di affossare le importanti esperienze nei nostri territori che erogano servizi di eccellenza quali nidi, scuole d'infanzia garantite a tutti, trasporto scolastico, centri estivi, per non parlare dei servizi agli anziani e all'handicap. Tutto questo rappresenta un tema fondamentale nella comunicazione adeguata ai cittadini per rilanciare un patto tra Sindaci e comunità, per invertire la rotta della perdita di credibilità verso un nuovo patto di fiducia. Per questo mi auguro che il nuovo Governo riesca ad aprire una stagione davvero importante di riforme utili ad affrontare le situazioni difficili del paese. Ribadisco, il paese ha bisogno di riforme vere e non di riforme "manifesto" per rispondere ai sentimenti di antipolitica che hanno preso piede nel nostro paese. All'antipolitica ed al populismo si deve rispondere con fatti visibili e concreti assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Negli ultimi anni le disuguaglianze sono cresciute in maniera esponenziale sia nella crisi che prima della crisi e credo sussista una forte ingiustizia nella distribuzione della ricchezza tra tutti coloro che lavorano per produrla. Se partiamo dall'assunto che le differenze tra destra e sinistra oggi si misurano non più su principi dogmatici ma sui metodi e le politiche con cui si affrontano i problemi (ad esempio le questioni tra sviluppo e conservazione o tra eguaglianza e disuguaglianza) quali politiche, per noi che ci collochiamo nel campo progressista, si devono mettere in campo? Credo, già da tempo, che non sia più sufficiente parlare solo di giustizia e di meno burocrazia o di buona amministrazione. Oggi occorre mettere in campo una visione nuova che abbia al centro i temi del lavoro e dell'impresa vedendo insieme sviluppo e giustizia sociale come facce della stessa medaglia e non come elementi in conflitto tra loro. Un nuovo modello di società che metta al centro le persone in una visione condivisa tra i vari soggetti che compongono le nostre comunità, che possa dare opportunità vere ai giovani che guardando con fiducia al futuro possano mettere a frutto le nuove competenze di cui dispongono. Ho apprezzato la formazione del Governo Renzi per la carica di innovazione politica che ha portato. Già i primi provvedimenti del Governo si sono incanalati nella direzione giusta: il lavoro viene privilegiato rispetto alla rendita finanziaria, vi sono nei programmi presentati importanti investimenti sulla crescita del paese inserendo provvedimenti che vanno ad incidere sulle riduzioni di oneri finanziari per famiglie ed imprese e sulla burocrazia interna degli enti pubblici. Vi sono inoltre segnali forti di equità che seguono una logica redistributiva a proposito di quel senso di ingiustizia che citavo precedentemente. Penso che questo Governo, seppur di larghe intese, se seguirà le linee presentate potrà davvero tracciare una strada importante per uscire dalle secche di questa stagnazione derivata dalla crisi che ha toccato tutti noi, costruendo un "Patto di comunità" tra cittadini per mettere in valore le grandi risorse umane e materiali di cui disponiamo.
Con questo Bilancio di previsione 2014 e con il prossimo Consuntivo ci avviamo alla conclusione del mio secondo mandato elettorale. Vorrei innanzitutto ringraziare i consiglieri comunali e i componenti le giunte di questo e dello scorso mandato, i dirigenti ed il personale del Comune di Carpi che mi hanno supportato in dieci anni di amministrazione. Cosi come vorrei ringraziare i cittadini che grazie al loro consenso mi hanno consentito di compiere una delle esperienze più belle della mia vita. Non è stato semplice esercitare il ruolo di amministratore, specialmente negli ultimi cinque anni, tra crisi economica e terremoto. Dopo dieci anni di amministrazione lasciamo un ente locale con i conti a posto. La relazione finanziaria presentata alla città nel mese di marzo ci fornisce un quadro molto preciso sullo stato di salute della finanza del nostro Comune.
Mi permetterete di declinare alcuni dati. Nei dieci anni dal 2004 al 2013 abbiamo registrato un aumento dei residenti di quasi 8000 persone. Un aumento esponenziale dei servizi, una riduzione nel quinquennio 2009- 2014 di più di 2 milioni di euro all'anno della spesa di personale dell'ente pubblico. Sul versante investimenti realizzati contiamo nel primo quinquennio circa 93 milioni di euro, mentre nel secondo periodo gli investimenti sono stati pari a 56 milioni di euro. Investimenti fatti a fronte di una riduzione dell'indebitamento dell'ente di quasi 12 milioni di euro rispetto al 2004 e con un contenimento del peso fiscale generale che grava sui cittadini nello stesso periodo. Questi sono dati consolidati con l'Unione dei Comuni. Da questi numeri risulta evidente quanto la costituzione nel 2006 dell'Unione delle Terre d'Argine abbia fatto bene alle comunità coinvolte e special modo anche al nostro Comune. Infatti le riduzioni dei costi ci hanno permesso di aumentare la quantità dei servizi anche in relazione con il privato ed il privato sociale, investendo tali economie sui servizi, consentendoci di rispondere ancor di più ai bisogni delle famiglie. Ad esempio sulle politiche scolastiche abbiamo di anno in anno ampliato le disponibilità di posti nelle scuole materne aumentandone al contempo la qualità del servizio, uniformato rette e regolamenti di accesso ai servizi e stabilizzato un buon numero di insegnanti. Cosi come nel sociale abbiamo ampliato i nostri interventi a sostegno delle fragilità e delle situazioni di disagio delle persone e delle famiglie nel pieno di una crisi economica senza precedenti. Sul versante degli investimenti, avendo inserito nello statuto dell'Unione la possibilità di fare investimenti relativi alle materie conferite, si è potuto procedere a realizzare numerose e importanti opere nonostante i limiti ed i vincoli della finanza pubblica a cui ogni ente locale era sottoposto. Oggi ci troviamo, dopo otto anni, a poter disporre di due nidi/materne (Re Mesina a Fossoli, Balena Blu a Cibeno), due elementari (Leonardo Da Vinci e S.Croce) ed una media (Cibeno) inaugurata lo scorso dicembre: sul versante sociale l'ampliamento della struttura "Il Carpine" ci permetterà di rispondere sempre meglio ai bisogni di una società che con il prolungamento dell'età di vita vede sempre nuove problematiche e nuove patologie a cui fare fronte.
Voglio citare con orgoglio questi investimenti perché non erano scontati: noi viviamo in un paese in cui gli interventi sulle strutture scolastiche rappresentano sempre il fanalino di coda degli investimenti della pubblica amministrazione ma qui a Carpi non è cosi e non lo è mai stato. E qui potrei citare gli altri settori trasferiti all'Unione ed i risultati ottenuti che per brevità non mi dilungo ad elencare ma i cui risultati sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.
Ritengo quindi che questo nuovo soggetto istituzionale, l'Unione dei Comuni, debba essere ulteriormente rafforzato continuando il processo già avviato di integrazione dei servizi. Tutto questo non solo per rispondere alla legislazione nazionale e regionale che si sta prospettando non solo in virtù del nuovo assetto e ruolo delle Province, ma per rispondere meglio ai bisogni dei nostri territori. Purtroppo il dibattito che abbiamo ascoltato nelle scorse settimane in questo Consiglio comunale è andato nella direzione opposta e mi dispiace che non venga compresa l'importanza non tanto di superare i campanili quanto di promuovere politiche integrate su territori omogenei utili a fornire servizi di qualità alla comunità che abbiamo l'onore di amministrare. E questa importanza l'abbiamo potuta apprezzare nella fase del sisma, quando l'intervento dell'Unione è stato prezioso e puntuale intervenendo dove vi era la necessità indipendentemente dal Comune di provenienza di chi chiedeva aiuto. Per quanto riguarda Carpi, dopo il 20 maggio 2012 siamo intervenuti presso altri comuni danneggiati dal sisma, abbiamo ampliato il numero dei posti nelle strutture per anziani ed aperto due strutture di prima accoglienza proprio per i cittadini di altri comuni dell'Unione. Dopo la scossa del 29 maggio, che ci ha colpito invece più nel profondo, abbiamo riorganizzato la macchina comunale e i piani ed i programmi previsti ad inizio d'anno, per rispondere ai bisogni di 4.500 persone che hanno avuto la casa inagibile per i danni provocati dal sisma. Durante le prime settimane dell'emergenza 782 persone sono state collocate in alberghi, 461 nella tendopoli allestita e 382 persone non autosufficienti sono state ospitate ed assistite nei Centri di accoglienza organizzati, prima d'essere poi collocate in strutture socio sanitarie attrezzate fuori dal territorio. Sono pervenute oltre 7.000 richieste di sopraluogo per la verifica dei danni e delle lesioni subite da edifici, che hanno comportato l'organizzazione ed il lavoro di squadre di tecnici - anche inviate dalla Regione Emilia-Romagna - e dei vigili del fuoco, giungendo alla compilazione di 1770 schede AeDES di cui più di 1200 per inagibilità nelle varie classificazioni. Le attività di soccorso, assistenza e quelle della ricostruzione – ancora in corso – hanno coinvolto tutti i settori dell'amministrazione. L'organizzazione del Centro Operativo Comunale di Protezione civile ha attivato le proprie funzioni così come previsto dall'ordinanza che ho firmato, coinvolgendo il personale di tutta l'amministrazione e coordinando il personale di altre istituzioni che hanno operato sul territorio nei mesi successivi al sisma. Ad oggi siamo ripartiti, si è intervenuti su tanti edifici pubblici, iniziando fin da subito dalle scuole e successivamente passando al resto. Lavoro che ci ha permesso di riaprire il Teatro, i Musei, il Museo monumento al deportato e il Campo di Fossoli in tempi abbastanza ristretti. Oggi sono partiti o stanno partendo i cantieri su tanti altri edifici di proprietà pubblica tra cui S. Nicolò ed il Torrione degli Spagnoli, quest'ultimo appena acquisito a far parte del patrimonio comunale, insieme all'edificio di Castelvecchio che ospita le scuole Manfredo Fanti, dopo i tanti tentativi fatti negli ultimi venti anni delle amministrazioni precedenti. Sull'edilizia privata abbiamo visionato circa 300 pratiche e autorizzato 21,5 milioni di euro di indennizzi, di cui 6,5 già pagati. Pur nella consapevolezza che servirà tempo per superare i danni sia materiali che psicologici che ci portiamo dietro dal maggio del 2012 possiamo affermare che la marcia è partita e che la strada intrapresa è quella buona.
All'inizio del mio primo mandato presentai un programma elettorale in piena discontinuità rispetto a chi mi aveva preceduto, con al centro gli investimenti sul patrimonio storico-artistico come elemento di volano per il rilancio dell'economia e del distretto, sulla cultura come elemento di sviluppo e di crescita del territorio. Investimenti sui temi della formazione, della scuola e del sociale per dare opportunità ad una comunità che doveva ancora uscire da una crisi del settore tessile che durava ormai già da troppi anni. E così è stato. Quelli sono stati anni in cui si è rafforzato un rapporto molto significativo con il mondo dell'impresa e del lavoro, con politiche di comunità, in sinergia con la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, utili a rafforzare la coesione sociale ed il capitale sociale, già molto forte in città. A dimostrazione di queste affermazioni stanno le tante iniziative culturali, sociali e su tanti altri temi promosse direttamente da privati o insieme al Comune nei vari luoghi della città. Ed è proprio da questo lavoro che ha preso il via il Consorzio ConCarpi al cui interno sono rappresentati tutti i soggetti che promuovono iniziative in città nell'arco dell'anno. Dalle associazioni d'impresa e del commercio, al Comitato Festa del Patrono ai promotori di Carpi C'è, il Consorzio è negli anni maturato ed è diventato uno strumento utile alla promozione sia commerciale che culturale della città e del suo centro storico. Prendono il via proprio in questo periodo le opere pubbliche che hanno iniziato a cambiare il volto del nostro centro storico, da corso Pio e piazza Garibaldi, via Guaitoli, la Biblioteca multimediale Loria, Palazzo dei Pio con i suoi Musei ed il Castello dei ragazzi, Corso Fanti e Corso Cabassi, la ex Sinagoga. Ed insieme a queste opere pubbliche altri investimenti della Diocesi e dei privati cittadini che hanno dato alla città, oltre ai luoghi di culto, tante altre opportunità come ad esempio il Museo diocesano e Palazzo Foresti. Ciò ha garantito una riscoperta di Carpi da parte degli stessi cittadini ma soprattutto di cittadini di altri comuni che ci hanno individuato come punto di riferimento territoriale di area vasta. Mi piace ricordare che nel 2008 nel centro storico della nostra città, da maggio a luglio, si sono tenute più di quattrocento iniziative promosse non solo dal Comune ma da tanti soggetti pubblici e privati che hanno deciso di investire sulla nostra città. Sempre in quel periodo sono stati realizzati grandi investimenti sullo sport con il massimo coinvolgimento delle società sportive con l'obiettivo, raggiunto, di aumentare il numero delle persone avviate alla pratica sportiva intesa come primo elemento importante di salvaguardia della salute, così come scritto sui piani sanitari nazionali.
Alla fine di questo secondo mandato amministrativo sul versante investimenti per il settore sportivo possiamo contare dal 2004 ad oggi su cinque palestre in più, uno stadio comunale efficiente, i percorsi podistici a nord e a sud della città, l'avvio del cantiere per la nuova Piscina ed il lavoro importante di condivisione con il privato in merito alla costruzione del Palazzo dello sport in città che spero possa avere un seguito concreto nel corso del prossimo mandato amministrativo. Importante è poi il riconoscimento dell'Unesco ricevuto per il progetto Muoviti-Muoviti, progetto rivolto agli studenti delle scuole con lo scopo di fare conoscere la varietà e vastità delle pratiche sportive e delle opportunità che potevano offrire. Sempre in questa ottica i progetti di viabilità sostenibile con la progettazione e la costruzione di ciclabili in città e l'attenzione e la cura all'ambiente anche attraverso la creazione di parchi attrezzati, come ad esempio il Parco Matto a Cibeno progettato direttamente dai bambini della scuola del quartiere. Si è lavorato sui temi della viabilità ripercorrendo ciò che era presente nel Piano regolatore del 2002 che prevedeva una cadenza degli investimenti sulla grande viabilità mettendo nelle priorità di realizzazione la bretella Fossoli/S.Marino, il prolungamento ed allargamento di via Cavata, l'allargamento di via Griduzza ed in ultimo il prolungamento di via dell'Industria. All'appello manca solo il prolungamento di via dell'industria che lasciamo a chi verrà; il resto è realizzato e fruibile dalla città. Proprio dalle scelte fatte prende il via il Piano Urbano del Traffico ed il Piano delle piste ciclabili, approvati nel corso del mio secondo mandato da Sindaco e che prevedono, sulla base di una studiata gerarchizzazione delle strade, soluzioni adeguate che nel tempo aumenteranno sempre più la sicurezza dei cittadini a beneficio della qualità della vita in città.
Sul tema dell'ambiente poi, oltre alla costruzione di nuovi parchi, ciclabili e cura del verde pubblico vorrei ricordare gli investimenti fatti sul tema del riciclo e riuso dei rifiuti. Infatti con la scelta della raccolta porta a porta oggi Carpi supera abbondantemente il 60%; abbiamo intrapreso una strada importante sul versante della riduzione di rifiuti indifferenziati e con l'investimento nel digestore anaerobico abbiamo reso l'impianto di Fossoli completamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Cosi come ritengo particolarmente significativa la scelta del consumo zero del territorio presente nelle linee guida per la redazione del nuovo Psc, che significa non inserire nuove aree rispetto a quelle già presenti nel Prg esistente oltre ad una riconsiderazione delle stesse. Importanti anche le tante opere di manutenzioni, restauri e consolidamenti compiute in questi anni che hanno permesso agli edifici pubblici di reggere alle sollecitazioni del sisma ma soprattutto di avere edifici funzionanti e funzionali agli usi definiti.
Come accennavo in precedenza, in questi anni di mandato molto è stato fatto anche per la cultura nella nostra città e concretamente vorrei ricordare l'apertura della nuova Biblioteca multimediale Loria nel novembre del 2007, con circa mille utenti giornalieri ormai consolidati. Interesse per la biblioteca che ha successivamente portato, in occasione del decennale del Premio letterario Loria, alla organizzazione della Festa del racconto, evento ormai consolidato che ogni anno diviene sempre più punto di riferimento per tante persone in un bacino territoriale molto ampio che va ben al di la della nostra città. Iniziativa che, insieme al Festival della Filosofia, colloca Carpi in una posizione di rilievo nel panorama culturale regionale e nazionale. Come dimenticare poi il Museo civico Ferrari che già prima del terremoto si confermava come il secondo in provincia per numero di frequentatori dopo la Ferrari di Maranello, aperto nel maggio del 2008 e che ha segnato importanti contatti e collaborazioni con musei italiani molto blasonati: proprio in occasione dell'inaugurazione del 2008 con la National Gallery di Londra ed il Museo D'Orsay di Parigi. Importante è stato l'ampliamento del Castello dei ragazzi con il Teatro delle ombre, la Casa sull'albero e l'inserimento in quel contesto della Ludoteca; anche questo luogo per quanto riguarda i bambini e i ragazzi nel tempo è diventato un riferimento importante di area vasta che va ben oltre la nostra provincia.
Anche sulle tematiche che riguardano la memoria abbiamo fatto ulteriori passi avanti con la trasformazione degli assetti della Fondazione ex Campo Fossoli che ha consentito il coinvolgimento del mondo universitario regionale e di personalità nazionali del mondo della ricerca storica, cosa che ha fatto assumere alla Fondazione un ruolo nazionale per i progetti e per le iniziative realizzate. Atto dovuto quindi destinare a sede di questa Fondazione gli spazi dell'ex Sinagoga e le pertinenze annesse, per dare materialmente gambe all'istituzione e permetterle di volare alto in una sede prestigiosa che le consenta queste possibilità. Sul versante dell'economia scontiamo la pesante crisi che sta toccando il nostro paese, e pur tra tante difficoltà manteniamo la partecipazione al Fondo di garanzia volto all'abbattimento del tasso di interesse per i prestiti che gli istituti di credito erogano alle nostre imprese. Stiamo promuovendo reti di impresa utili all'internazionalizzazione dei nostri prodotti con l'obiettivo di sostenere i Consorzi all'export anche attraverso la partecipazione a fiere internazionali dei settori interessati. Tutto questo cercando di recepire e sfruttare al meglio i bandi e le opportunità che la Regione sta mettendo in campo anche utilizzando risorse dell'Unione europea e la nuova legge regionale "per l'attrattività del territorio regionale" in via di approvazione, dedicata alla promozione degli investimenti nella nostra regione e oggi in discussione al Tavolo regionale per "la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" di cui siamo parte. Continua poi il progetto Carpi Fashion System per supportare i processi di promozione, formazione, innovazione ed internazionalizzazione delle nostre imprese.
Credo nel complesso di avere già evidenziato tanto, per cui non voglio spingermi oltre se non per rimarcare, cosi come lo hanno fatto tanti cittadini personalmente con me, che sono stati anni di lavoro intensi che hanno dato frutti positivi ed importanti per la città. Molto è stato fatto ma tanto rimane ancora da fare; quello che personalmente mi interessa è che rispetto al 2004 questo esecutivo lascia una città in movimento, pronta ad affrontare le sfide che ci attendono, una città certamente in difficoltà per la pesante crisi economica in cui versa il nostro paese ma pronta a ripartire al primo cenno di ripresa economica. Una città con servizi di qualità, opportunità e voglia di uscire e di emergere. Con questo Bilancio di previsione per il 2014 che dobbiamo approvare entro aprile chiudiamo questi dieci anni di lavoro. Essendo state indette le elezioni per il prossimo 25 maggio da quella data si aprirà una nuova fase nel governo della città: i dati e gli impegni contenuti in questo documento di programmazione economica con ogni probabilità saranno modificati da chi verrà e aggiornati dal programma elettorale che verrà premiato dai cittadini attraverso il loro voto. Abbiamo quindi definito una previsione che tiene al suo interno i programmi di manutenzione del patrimonio comunale, scuole, strade, verde pubblico ed altro ancora. Cosi come il Piano degli investimenti presenta comunque scelte coerenti in continuità con le politiche dell'amministrazione uscente che riguardano la riorganizzazione delle sedi comunali, il parcheggio interrato di piazzale della Meridiana e la continuazione dei ripristini dal sisma tanto per citare le voci più consistenti. Investimenti e scelte a cui potrà dare gambe chi rappresenterà il nuovo governo della città dalla fine di maggio in poi, essendo i progetti già finanziati e votati dalla giunta comunale.
Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di lasciare un ente locale con i conti a posto e migliorati, con la possibilità di ripartire dal giorno dopo le elezioni in termini di operatività. Non spetta a me valutare il nostro lavoro, sebbene da queste note può trasparire cosa penso, credo che ognuno di noi abbia dato il massimo cercando di rispondere ai bisogni espressi dai cittadini, i quali con il loro voto del maggio prossimo daranno il loro giudizio. Sono convinto che questo sarà in generale positivo, e noi del centro sinistra con questi risultati ci ricandidiamo a guidare questa città anche nella prossima legislatura, portando in dote le risposte ed i progetti concreti che abbiamo realizzato con la consapevolezza di dover mettere in campo idee concrete di innovazione e sviluppo anche discontinui a fronte di una situazione generale che muta repentinamente giorno dopo giorno.
Di nuovo grazie a tutti.

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